Di colori, di cibi, di sapori... un piccolo assaggio modenese!
Eccolo. Un tiepido martedì di mezza stagione.
Ho appuntamento con Anne e Carl. Di loro so solo che sono canadesi, prima volta in Italia, particolarmente curiosi di conoscere la Modena del buon cibo. Li vedo arrivare, sorridenti ma discreti. Noto che si guardano attorno sorpresi e compiaciuti - d'altronde siamo in una delle più belle piazze d’Italia; quando propongo loro l’itinerario che ho pensato, non manco di aggiungere che il cibo sarà il pretesto per conoscere la storia, la tradizione e anche l’innovazione di questa nostra splendida città. Anne acconsente con entusiasmo, Carl rimane con le mani strette sulla sua fotocamera; penso che ci butteremo subito nel vivo, oggi l’atmosfera è perfetta e, per usare una frase del mestiere, la città si vende da sola.
Facciamo un bel giro in piazza, rimiriamo il Duomo e la Ghirlandina, salutiamo la Bonissima e le promettiamo che saremo di ritorno per l’ora di pranzo.
A proposito, si è fatta l’ora del caffè, ammesso che ci sia un’ora giusta per il caffè. Scendiamo per via Farini, il Palazzo Ducale ci fa l’occhiolino da lontano. Sulla sinistra, più o meno a metà della via, entriamo nella storica torrefazione “La Messicana”. Il profumo ci avvolge. Il proprietario ci saluta cortese, senza smettere il suo affascinante rituale. Mi metto nei panni dei miei canadesi e mi è naturale sorridere: non posso non pensare a tutte le volte che ho assistito ad una cerimonia giapponese del tè e, anche se non ci ho mai capito niente, ho sempre ammirato quelle mani esperte, i gesti sicuri, l’espressione concentrata di chi ti sta congiungendo il presente ad un passato lontano e prezioso.
E’ quasi commovente sentire uno straniero ordinare titubante un “espreesso…macchiatto”, diventa decisamente divertente quando assaporano il primo sorso del divino infuso e commentano <<Oh dear, so strong!>>. Anne strizza gli occhi, Carl ride; segue un reportage completo della macchina tostatrice, le tazzine vuote sul bancone, i sacchi pieni di chicchi in sequenza sulle mensole. Il locale si affolla in fretta, usciamo.
Camminiamo e rimiriamo le vetrine, la successiva sosta obbligata è Giusti; i miei ragazzi ascoltano incuriositi la provenienza dei vari vini esposti, dei salumi, dei vari formati di pasta. Strabuzzano gli occhi quando faccio leggere sull'insegna nera la data di fondazione della bottega, 1605! Arriviamo in Piazza Roma, qualche aneddoto per Anne, mentre Carl fa conoscenza con Ciro Menotti. <<Oh, really? Accademia Militare?>> Certo, abbiamo anche quella. Sotto il portico, un’atmosfera improvvisamente più fresca e ombrata ci traghetta nel mondo dell’aceto balsamico tradizionale. Le ragazze del negozio sono sempre sorridenti e in un attimo dispongono sul tavolo una serie di bottiglie diverse, come pedine su uno scacchiere; intuisco un brividino, davvero li possiamo assaggiare? Non solo, per ogni cucchiaino una spiegazione, un consiglio, una ricetta. Posso candidamente confessare che, anche se suona molto turistico, l’assaggio al negozio e, quando è possibile la visita alle acetaie, mi coinvolgono sempre molto. Di solito acquisto qualche bottiglia anche io!
La passeggiata continua, solitamente alterno luoghi frequentati con angoli semi nascosti; mi piace immaginare che quando saranno soli, i miei ospiti andranno alla ricerca di alcune chicche che ho suggerito qua e là.
Un posto che adoro illustrare è la Pasticceria San Biagio, una delle migliori in città; la vetrina rossa è una calamita, la scorgi da lontano e sai già che sei spacciato. <<Ok, è ora di pranzo…ora no!...Magari per la merenda...Passiamo finito di mangiare?...Mmm, vediamo gli orari…>> Non manca niente: la torta di tagliatelle fa sempre sorridere, quella di rose sognare; il croccante di Fiumalbo ti trasporta con la mente al verde delle montagne, un paio di amaretti è il minimo con cui puoi uscire da questo girone infernale. Personalmente, la mia dose è un sacchettino di quattro marrons glacés.
Ovviamente manca ancora il pezzo forte, ma è questione di minuti. Non ho ancora stabilito quale sia l’entrata migliore del mercato Albinelli; vorrei dire una delle due cancellate, in particolare da via Albinelli, ma sto rivalutando la prospettiva dalla Galleria del pane. Che tripudio di colori, di profumi! Le persone al mercato sembrano sempre felici! Anne è incantata da tutto. Nota le signore con il carrello, capisce che è un luogo di socialità, oltre che di ottimi prodotti. Carl, neanche a dirlo, ha fotografato ogni tipo di verdura, la signora che compra il formaggio, le insegne nere così eleganti. E’ curioso notare ciò che notano le persone, quasi un esperimento sociale: chi nota i prezzi, chi nota la quantità di prodotti biologici, chi si ferma alla prima bancarella e comincia ad assaggiare.
La perlustrazione di oggi è assolutamente minuziosa, niente ci è sfuggito! Non ci facciamo mancare nemmeno l’aperitivo. Seduti sui banchi alti della gastronomia, Anne e Carl si scambiano sguardi complici; io ordino per loro. Ho giusto il tempo di salutarli e di fare le ultime raccomandazioni, quando arriva la cameriera, che recita appassionata la lista di salumi e formaggi, disposti con cura su un tagliere rustico; si aggiunge pane fragrante, patatine fritte al momento e due calici del miglior lambrusco, spumeggiante ed invitante. So per certo quello che stanno pensando, perché lo penso spesso anche io. A volte ti rendi proprio conto di essere nel posto giusto…
Non c’è bisogno di venire dal Canada per apprezzare, questo è sicuro…Ma so che i miei ragazzi ricorderanno questo momento a lungo. Mi allontano, ciao Anne, ciao Carl, enjoy!
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