Ricordi d'una mattina d'inverno modenese
<<Nonno nonno, mi compri Topolino?>>
E' una pungente giornata d'inverno, anno 1996. Il sole illumina timidamente il mio viso, il viso di un bambino di 6 anni. Di fronte alla storica edicola Panini, in pieno Corso Duomo, con una mano strattono il pesante cappotto color antracite di mio nonno Italo, con l’altra indico la parete di fumetti, scatenando le risa dell’edicolante: <<Sono 2800 Lire!>>. Che soddisfazione, quanto amavo Topolino! Non credo di aver mai stretto al petto con così tanto affetto nient’altro.
Guidato dalla sapiente mano del nonno, ci spostiamo di qualche metro, davanti alla massiccia facciata del Duomo. <<Emmanuele, li vedi quei due grandi Leoni, che sorreggono con la loro forza le colonne e quindi il Duomo? Bene, loro sanno se ti sei comportato bene o male - sorride - come ti sei comportato questa settimana?>>. Allargo la bocca, aprendola quanto più possibile per assicurarmi che il nonno sentisse chiaramente le mie parole: <<Benissimo!>>. <<Allora, in questo caso, puoi cavalcarli!>>. Mi solleva con facilità, appoggiandomi sul dorso di uno dei due leoni. Il marmo è freddissimo, mi sento congelare, ed istintivamente abbraccio la colonna, la guancia appoggiata ad essa. Gli occhi guardano in avanti, ammirano le luminarie già pronte a dare il benvenuto al Natale. Signore immerse in morbide pellicce passano velocemente davanti a me, chiacchierando concitatamente di chissà quali cose. Un filobus fa stridere i cavi che ondeggiano sopra la strada. Il nonno Italo si distrae a salutare un paio di amici, in sella alle loro bici alte e snelle, dalle curve classiche. Sempre a fare delle chiacchiere con tutti, il nonno! Sembra conoscere tutti gli abitante del centro. <<Nonno fa freddo, andiamo ora?!>>.
Costeggiamo il perimetro del Duomo, giù per Calle dei Campionesi, affacciandoci su Piazza Grande, il cuore di Modena. Saltello da un ciottolo all'altro, cercando di evitare le righe. Pazientemente il nonno accompagna con la mano i miei movimenti, sempre sorridendo. Ma quanta pazienza hanno i nonni?! Tutt'oggi non me lo riesco a spiegare. Il mio saltellare si interrompe quando il nonno mi incita a seguire con lo sguardo il suo dito, che punta in alto. Mi tocca piegare tutta la testa indietro per cercare la sommità della Ghirlandina, la torre campanaria più alta in città. <<Cosa noti, Emmanuele? Cosa ha che non va la nostra torre?>> <<Che è tutta bianca!>>. Italo ride: <<Vieni, ti mostro una cosa>>. Ci avviciniamo all'angolo del porticato, il nonno poggia entrambi le sue sapienti mani sulle mie spalle, guidandomi così nella posizione che voleva, a fianco della colonna, rivolto verso la Ghirlandina: <<Ora, guarda prima la colonna e dopo la torre>>. Strizzo gli occhi, osservando in prospettiva sia la linea della torre che la figura della Ghirlandina. <<E' storta! La Ghirlandina è storta! Cade giù!>> esclamo, entusiasta di questa scoperta. Tutte le volte che il nonno mi porta a spasso per il centro, mi fa scoprire qualcosa di nuovo; tutte le volte mi fa vivere una avventura diversa, probabilmente anche grazie al fatto che Modena di storie e spunti ne ha davvero tanti, una miriade. Quanti popoli ci hanno vissuto ad esempio! Percorriamo la via Emilia, il nonno mi racconta di come quella strada fu costruita millenni fa, dai Romani. <<Ma i Romani erano così bravi nonno?>> <<Molto, però erano anche un po’ cattivi, perché prima qui ci abitavano gli Etruschi>>. Che nomi strani, penso. La mia testa penzola, di qua e di là, con gli occhi cerco di catturare tutti i movimenti, i gesti ed i colori di una città che sembra in subbuglio, festosa e concitata. Il nonno improvvisamente si ferma, e così anche io, essendo un naturale proseguimento del suo braccio. Fermi davanti all'incrocio con via Farini, mi sporgo scorgendo le linee della maestosa Accademia Militare, che il nonno, in un’altra passeggiata, mi aveva detto essere casa di personaggi molto famosi in passato. <<Vedi, Emmanuele, qui ora siamo nel centro esatto della città. Quel punto lì, proprio in mezzo all'incrocio>> <<Nonno nonno, posso saltarci sopra?!>>. Ride: <<Certamente, ma attento alle bici>>. Comincio a saltare, come per schiacciare un pulsante nascosto lì, al centro della città. Forse veramente riesco a schiacciare qualcosa, perché un piccolo fiocco di neve mi bagna il naso: sì, Natale sta proprio arrivando.
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